La nostra idea di Comunità per il futuro
Abbiamo discusso a lungo nel nostro partito su come rilanciarne l’azione in un contesto nuovo nel quale la politica, così come l’avevamo conosciuta, amata e praticata, avevo lasciato il passo alla pratica del consenso.
Poi è arrivata la pandemia. Un dramma per tutti, per chi ha perso persone amate ma anche per chi, ancora oggi, deve fare i conti con chiusure e limitazioni che stanno mettendo a dura prova i contesti sociali ed economici. Tuttavia, se proviamo a leggere la stessa pandemia in controluce a quanto accaduto nelle ultime settimane a livello nazionale, possiamo osare osservare come, forse, questo terribile virus, abbia anche una sorta di effetto “catartico” sulla politica ma direi, forse, sulla stessa società. Il trovarci “nudi” e svuotati delle sicurezze costruite sulle tecnologie e sul progresso ci ha posto di fronte alla necessità di riscoprire alcune dimensioni che parevano, prima, aver perso ogni significato ed importanza.
La politica del consenso, del qui e subito, ha posto e pone come obiettivo la costruzione ed il mantenimento del consenso stesso e, per conseguirlo, usa il meccanismo della risposta immediata ai bisogni e le necessità dei singoli senza preoccuparsi se le stesse siano contingenti o, addirittura, confliggenti. A chi ha paura del diverso, si promette sicurezza; a chi è arrabbiato per le tasse, si promettono sconti e condoni, a chi si limita a chiedere il parcheggio sotto casa si promette, in nome del “fare” perché l’obiettivo non è una visione di comunità ma il voto che si conquista in campagna elettorale e si alimenta nel governo che non ha sguardo lungo ma si limita a gestire l’oggi. E poi arriva un microscopico virus e tutto questo diventa drammaticamente poco, inutile e senza senso. L’isolamento ci ha fatto scoprire come non abbiamo futuro se l’io non è inserito e si alimenta con il noi.
E qui sta la sfida del rinnovamento della politica. Ritornare a pensare al cittadino non come elettore singolo ma come soggetto che trova senso, futuro e libertà solo nel contesto della comunità.
Perché la politica di questi ultimi anni ha drammaticamente smarrito il senso dell’essere Comunità e, soprattutto del costruire comunità. E dunque la prima sfida è ritornare a pensare ai nostri cittadini non come una somma di singoli desideri ed aspirazioni ma come protagonisti di un complesso di relazioni che solo insieme possono avere futuro.
QUALE COMUNITA’
La nostra idea per riscoprire il senso della Comunità è guardare ad alcuni valori di riferimento, talvolta abusati, ma che parte della nostra storia e ai quali è bene ridare dimensione.
1) Popolarismo: valore essenziale poiché è il vero antidoto al populismo, ma lo è proprio nella dimensione comunitaria: populismo è pensare il contesto come la somma di paure, bisogni necessità ai quali rispondere in modo specifico ed immediato al fine di coltivare il consenso; popolarismo è pensare ai bisogni ed alle aspirazioni dei cittadini nel contesto di una visione collettiva dove le donne e gli uomini trovano ragione di essere e speranza di futuro. È dunque guardare alla comunità come luogo dove la dignità umana trova il suo compimento. E la pandemia ci richiede proprio questo: Papa Francesco lo ha detto più volte negli ultimi tempi non ci si salva da soli… siamo tutti sulla stessa barca. #lastessabarca
2) Popolarismo cattolico, come ispirazione di metodo: Rosari e crocifissi branditi come bandiere per la difesa della cosiddetta “sovranità cristiana” hanno spopolato nel recente passato. Ma ci sono due dimensioni del vivere la tradizione cattolico cristiana: quella dell’appartenenza e quella dell’identità. Ed è questa seconda che è costituente di un’autentica cultura ispirata alla cristianità. Identità è essenza e capacità di interpretare autenticamente i valori fondanti del Credo cristiano: valori che rappresentano un messaggio universale.
Quella della Parola è una comunità che possiamo declinare in alcuni aspetti:
a) Comunità dell’uguaglianza e della fraternità: centralità della dignità delle donne e degli uomini. Ognuno è uguale all’altro e non vi sono né servi né padroni, né capi ne soldati. “Primus inter pares” è la definizione della gerarchia della prima chiesa: chi ha ruoli è al servizio della comunità e si deve spendere per il progresso di tutti in un’ottica di condivisione e di uguaglianza. #uguaglianza
b) Comunità che accoglie che si alimenta delle diversità: apertura a tutti coloro che bussano. Non vi possono essere barriere di etnia, lingua, tradizione o cultura, orientamento intellettuale o di vita. Una comunità accogliente apre le porte a tutti coloro che vogliono condividere il proprio destino e di arricchisce della diversità, che non costruisce muri ma ponti che sono spinta al progresso ed al rinnovamento. #mutualità
c) Comunità “curante”: un contesto capace di riconoscere i bisogni delle persone e sa trovare nel complesso delle relazioni risposte alle solitudini, alle difficoltà ponendo le basi per un’autentica idea di prevenzione al disagio. Solo nella dimensione comunitaria ogni individuo può ritrovare risposte alle proprie solitudini e difficoltà. #solidarietà
È necessario un progetto che sappia fare rete fra tutti quei soggetti che a diverso titolo concorrono al progresso sociale ed economico. Il concetto della rete è stato più volte evocato e rilanciato anche nel recente passato ma non è mai autenticamente decollato poiché infettato dal “virus” del protagonismo di singoli e della ricerca della risposta più facile ed immediata della visione personale molto più attenta a favorire la propria rendita di posizione più che a disegnare autentici percorsi di sviluppo.
Una rete è forte se può contare su nodi efficienti e su collegamenti veloci ed efficaci. E vi sono nodi di pensiero e nodi di azione. Più volte in passato si è sperimentato il lavoro in rete in diversi settori; ma ciò è sempre avvenuto nei livelli organizzativi e di gestione e mai, o quasi mai, nei livelli di pensiero e di governo.
È giunto il tempo di andare oltre l’idea di partito o di coalizione e di ragionare in termine di rete. Una rete capace di connettere le tradizioni e le forze che si riconoscono nell’idea di #AUTONOMIA, di #TERRITORIALITA’ e di #RIFORMISMO MODERATO valorizzandole e rafforzandole.