NOVITÁ

Destina il 2 per mille al tuo partito

  Nella dichiarazione dei redditi, senza alcun aumento di imposta e senza precluderti di destinare il 5x1000 ad altra associazione od ente che riterrai opportuno, puoi scegliere di destinare il 2 per mille all'Unione per il Trentino con…

STEFANO ZAMAGNI IL MONDO CHE VERRA'

Ecco il video dell'incontro: https://www.facebook.com/watch/live/?v=568504944077654

VENERDI' 5 GIUGNO ORE 18.00

Conferenza in diretta Facebook con il Prof. Stefano Zamagni.Per collegarsi accedere al link https://www.facebook.com/unionepopolari

SOLIDARIETA' AL PRESIDENTE MARCO IOPPI

“Per l’ennesima volta la Giunta Provinciale - per bocca dell’Assessore Segnana - si esprime pubblicamente in termini polemici e irrispettosi nei confronti del Presidente dell’Ordine dei Medici Marco Ioppi. È ormai intollerabile questo…

LA NOSTRA STRADA MAESTRA

L’Unione per il Trentino è consapevole che un ciclo sociale e politico si è chiuso.

È giunto il tempo di aprire una nuova stagione politica in Trentino.
Incertezze, scollamenti e fragilità sono cresciute enormemente negli ultimi anni: la Pandemia – con il peso delle sue conseguenze economiche e sociali – ha accelerato ed appesantito una crisi già profonda e diffusa.
Servono:

  • Consapevolezza,
  • Responsabilità,
  • Competenza,
  • Visione.

Le migliori energie della Comunità devono essere valorizzate e mobilitate per evitare una lunga stagione di declino economico, sociale ed istituzionale del Trentino.
Gli slogan, i piccoli calcoli, la retorica populista, gli ideologismi di varia natura, non sono all’altezza della drammaticità del momento e dei rischi che esso comporta.
L’UPT è pienamente consapevole di questa urgenza, che interpella in primo luogo la politica e richiede a tutti i suoi protagonisti una coraggiosa capacità di mettersi in discussione. L’UPT ha deciso di farlo.

È giunto il tempo di una nuova esperienza politica capace di interpretare quella larga parte di comunità che oggi fatica a riconoscersi nelle attuali formazioni partitiche e di guidare una stagione di rilancio dell’Autonomia, del suo pensiero, della sua operatività, del suo carisma dentro e fuori la nostra Comunità.
Occorre oggi evitare ogni presunzione di vecchie formule riproposte o precostituite.
Il Trentino ha bisogno di un progetto politico costruito “dal basso”, aperto a tutte le persone di buona volontà, comunicato con linguaggio adeguato ai cambiamenti radicali intervenuti anche nella società trentina, supportato da strumenti innovativi di rappresentanza, dialogo e partecipazione; credibilmente alternativo ad ogni populismo, europeista e dunque contrario ad ogni pulsione sovranista, radicale nei contenuti e moderato nella responsabilità istituzionale e interpretato da nuove leadership.
Un progetto “territoriale” – perché viviamo in una Comunità Autonoma, che lo Stato Nazionale ha “riconosciuto” – ma non “localista”, bensì aperto a rapporti federativi a livello nazionale ed europeo.

Questo nuova esperienza politica dovrà avere chiari alcuni obiettivi prioritari, che per noi sono oggi di grande emergenza:

a) Ricostruire una visione aperta, credibile ed esigente dell’Autonomia: prima che un diritto, essa è un dovere di coerenza, impegno, credibilità, capacità, solidarietà, immaginazione. Attitudini che spettano a tutte le componenti sociali, ma in primo luogo alla Politica ed alle Istituzioni.
Oggi non è affatto scontato che sia così, prima di tutto nella percezione del nostro popolo.
E questo ci espone a rischi mortali di omologazione e di “svuotamento” del progetto autonomistico, in una stagione già orientata, a livello nazionale, verso ripiegamenti centralisti e statalisti.

b) Ripristinare un “comune sentire” ed un “comune agire” nel rapporto con Bolzano: il solco si è ampliato, da ogni punto di vista.
Ciò rischia di compromettere il senso stesso che Alcide Degasperi attribuì alla nostra partecipazione alla Speciale Autonomia delineata nell’Accordo di Parigi e di rendere ancora più fragile la prospettiva di una cooperazione Euroregionale, oggi invece di grande ed urgente attualità a fronte di evidenti tentazioni neo nazionaliste.

c) Ricomporre la frattura crescente tra città e valli: oggi questa divisione (che è anche misurabile nelle tendenze elettorali) sembra essere un dato di fatto.
Noi sappiamo – perché la storia ce lo insegna – che il Trentino dell’Autonomia o è “policentrico”, oppure non è.
Le nostre realtà urbane non sono “piccole metropoli” autosufficienti ma “città alpine”, che vivono in simbiosi con le Valli. E queste ultime non sono lande isolate e disperse, ma territori pienamente partecipi di un progetto di crescita sociale, culturale, economica ed ambientale: custodiscono un territorio fragile anche a beneficio delle pianure, ma hanno bisogno di sentirsi “dentro” un progetto condiviso e di futuro. Questo rapporto tra città e valli – che nelle epoche migliori della nostra vicenda autonomistica è stata la chiave di volta della modernizzazione del Trentino – deve tornare ad essere un punto imprescindibile di riferimento, anche sul piano della rappresentanza politica e su quello dei poteri di autogoverno (come l’istituzione delle Comunità di Valle a valenza politica aveva provato a realizzare).

d) Tornare ad essere “laboratorio” di politiche sociali ed economiche capaci di guardare avanti, oltre i modelli ormai logorati dai cambiamenti radicali che hanno mutato i connotati della nostra società e del nostro sistema produttivo: contrasto alle disuguaglianze crescenti e costruzione di nuovi paradigmi di competitività delle nostre imprese, in ogni settore, sono obiettivi che non possono essere perseguiti con progetti ordinari:
richiedono coraggio “trasformativo” e capacità di interpretare in termini nuovi le dinamiche sociali (povertà, deficit di inclusione delle seconde e terze generazione di immigrati, crisi dei ceti medi, invecchiamento della popolazione e decremento demografico) e le potenzialità di sviluppo economico di un territorio alpino che deve misurarsi con gli scenari della nuova globalizzazione senza perdere la sua anima.

e) Consolidare la nostra vocazione di “Territorio della Conoscenza e della Ricerca”: la transizione digitale e quella ecologica non faranno sconti a nessuno e saranno il terreno sul quale si decideranno nuove marginalità e nuove centralità sociali ed economiche. La formazione delle risorse umane e gli investimenti strategici nella conoscenza e nella Ricerca devono continuare ad essere l’architrave delle nostre politiche di sviluppo: non abbiamo alternative sostenibili.

Per queste ragioni, in un momento di drammatica difficoltà e di passaggio epocale, l’UPT rivolge un appello a tutte le energie intellettuali, morali, sociali, civili ed economiche della comunità.
Un appello non “di parte”, ma rivolto a costruire un percorso nuovo e condiviso, dentro il quale l’UPT – come deliberato nell’ultima Assemblea degli Aderenti del 2019 – non ha alcuna pretesa di nessun genere, se non quella di portare il proprio contributo ad un progetto che ritiene essenziale per il futuro del Trentino e della sua Autonomia.
Questo è il nostro modo, oggi in Trentino, di essere “popolari”.

Non sarà un percorso facile. Serviranno umiltà e coraggio. Servirà soprattutto uno sforzo straordinario di dialogo ed assieme di pensiero.
Siamo nel pieno di una stagione di cambiamenti che può essere paragonata, per i suoi effetti sulla vita delle persone e delle comunità, alla Seconda guerra mondiale.
In quel periodo, i popolari del tempo non rimasero prigionieri delle paure e neppure delle formule del tempo precedente.
Qualcosa di analogo va fatto, con spirito di grande apertura e di inclusione, anche per il futuro della nostra Comunità Autonoma.

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